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mercoledì 11 Gennaio 2023

Terre da spazzamento: il settore e le tecnologie per il loro recupero

Tecnologie e impianti

Terre da spazzamento: il settore e le tecnologie per il loro recupero

impianti soil washing

Sostenibilità, efficienza energetica, economia circolare. Gli impianti per il trattamento dei rifiuti da spazzamento stradale non sono più solo un’alternativa, ma una delle soluzioni per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti e della produzione di materie prime.

I dati che emergono dall’ultimo Rapporto “Il riciclo in Italia 2022” presentato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile sono chiari: gli impianti di trattamento a umido dei rifiuti da spazzamento stradale sono in grado di recuperare oltre il 90% del rifiuto trattato.

Benché i risultati siano estremamente impattanti, a oggi, in Italia, una quota significativa dei rifiuti dello spazzamento stradale viene ancora conferita in discarica senza alcun tipo di pretrattamento, nonostante le tecnologie per il trattamento con recupero di materia siano note e disponibili sul mercato.

Il Gruppo Esposito, oltre ad essere la prima realtà in Europa ad aver progettato un impianto per il trattamento e il recupero di rifiuti provenienti dallo spazzamento stradale è anche leader in Italia per la distribuzione di queste tecnologie. Delle 18 strutture totali dedicate alle terre da spazzamento presenti nel Bel Paese, oltre 11 hanno la firma del Gruppo bergamasco.

È inoltre tra i pionieri nella progettazione di impianti di Soil Washing che integrano un particolare processo di lavaggio brevettato finalizzato alla rimozione dei contaminanti dei rifiuti e alla produzione di materiali inerti.

Le fasi principali del processo di soil-washing sono caratterizzate dalla selezione, lavaggio, separazione e recupero dei rifiuti. Nel dettaglio:

  • separazione delle frazioni solide estranee mediante processi di selezione a umido;
  • trasferimento dalle particelle che costituiscono il rifiuto all’acqua di lavaggio delle sostanze inquinanti presenti sotto forma disciolta, emulsionata o in sospensione;
  • rimozione dei contaminanti trasferiti all’acqua di lavaggio mediante processi chimico-fisici di precipitazione, disemulsionamento, coagulazione, flocculazione e sedimentazione;
  • eventuali ulteriori processi di affinamento della qualità delle acque per massimizzare il ricircolo delle acque di processo e limitare l’utilizzo della risorsa idrica.

Dagli impianti di lavaggio inerti si generano così materie prime di alta qualità conformi al test di cessione D.M. 186/2006 e le norme UNI-EN per specifico settore di utilizzo come sabbia, ghiaino, ghiaietto, riducendo significativamente la quantità residua di rifiuto destinata allo smaltimento.

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